Dagli anni Sessanta in poi abbiamo assistito a una tensione verso tutto ciò che poteva trascendere i limiti della materia e del materialismo imperante. Un bisogno, una necessità legittimi che hanno caratterizzato molti movimenti di ricerca dell’ “Assoluto”, per contrastare il razionalismo occidentale che distruggeva la dimensione sacra dell’essere umano.
Tuttavia, tale tensione ha spinto molti – quasi tutti – a cercare lo Spirito in un altrove lontano da ciò che è che ci apparteneva già.
Il movimento hippy, e molti di coloro che in esso non si riconoscevano ma che pure viaggiavano verso l’India per trovare una risposta alle proprie domande esistenziali, aveva gli stessi ideali che si basano sul senso di umanità universale, comune a ognuno.
Si riteneva che la società capitalistica, della quale anche l’Italia era un araldo, richiedesse una ricerca in terre lontane, in luoghi inesplorati, e in culture non ancora contaminate dall’Occidente la risposta al senso del cammino dell’uomo sulla Terra.
Tuttavia, si tratta di una strada che è stata percorsa con i paraocchi, perché non ci si accorgeva che in realtà esisteva già una tradizione che poteva essere valorizzata, sotto strati di cultura e di materialismo/razionalismo occidentali.
L’Italia non è il Patto Atlantico: esiste la parte dello Stato, la parte politica, la parte culturale e la parte delle tradizioni popolari in un continuum organico.
Qualunque cosa riguardasse la nostra storia, la nostra cultura, il nostro ethos veniva però etichettato come “provinciale”, oppure ancora legato a una ripetizione istituzionale della cultura dominante: è qui che si trova l’errore storico che è stato fatto da quei movimenti.
Quello che noi andiamo a fare, con le nostre ricerche e la nostra Scuola di Sciamanismo italiano e Antichi Culti, è tentare di chiudere definitivamente quell’esperienza, poiché non ha portato a nient’altro che a un impoverimento del terreno in cui affondano le nostre radici e che dovrebbe invece nutrirci.
Gli hippy andavano in quei posti in cui, poi, sono arrivati i talebani e hanno devastato tutto, distruggendo anche l’illusione di essere pervenuti in un luogo con un’alta mèta di consapevolezza spirituale.
Anche quelle zone del mondo, considerate a torto degli eden, alla fine, si sono occidentalizzate, o comunque si sono “imbarbarite” in altro modo.
Se ci si concede l’analogia, esattamente come accade nel film “La montagna sacra” di Jodorowsky, quando i Ricercatori della Verità si fermano prima di arrivare alla montagna sacra, nei fast food della spiritualità. Nessuno è andato oltre quello.
Nel libro “L’alchimista” di Coelho il protagonista, il pastore Santiago, parte alla ricerca di un tesoro, per seguire un sogno, una visione, e gira per terre sconosciute e luoghi pericolosi solo per scoprire, alla fine, che il tesoro che cerca è a casa sua.
Per capirlo, tuttavia, ha dovuto fare tutto il giro.
Come lui, anche noi abbiamo dovuto.
Ma è tempo di ritornare a casa.
La metafora che possiamo valorizzare è che tutta la verità di cui siamo affamati è già dentro di noi, nel senso che è vicina a noi, proprio nei territori che conosciamo e nei Genii che ci proteggono da quando siamo nati, che ci nutrono, ci accolgono, ci sostentano e ci parlano.
Lo hanno fatto con i nostri antenati e lo fanno ancora con noi, solo che non riusciamo più a sentirli, presi come siamo da voci che parlano lingue diverse.
Il nostro è un riconoscimento e un atto di gratitudine nei loro confronti.
Li abbiamo feriti depauperandoli energeticamente con secoli di Chiesa Cattolica Apostolica, ma anche con l’indifferenza di chi, nel momento in cui c’è stata una riscoperta della spiritualità e avrebbe potuto quindi recuperare le nostre radici più autentiche, è andato a venerare il Grande Spirito o le divinità induiste.
Non serve farlo. Non è utile a nessuno. Non porta a nulla, se non a quei “fast food” della spiritualità che ci fanno solo confondere ulteriormente.
È tutto già dentro di noi, sia nel senso che è vicino a noi e possiamo riconoscerlo sia nel senso che è già dentro di noi spiritualmente perché noi siamo immersi culturalmente in queste energie, nei luoghi, nella lingua, nelle credenze e nella storia nostra e dei nostri avi, come eredità genetica e culturale.
La stessa educazione cattolica che noi abbiamo ricevuto è spuria: una educazione ibrida, che ha rimaneggiato e adattato credenze ben più antiche.
Il cattolicesimo dell’entroterra italiano – non quello delle metropoli, ben più fievole – è caratterizzato da un forte sincretismo di rituali e credenze “pagane”, e per questo è un volano, un veicolo di trasmissione di antiche tradizioni, un po’ sporcate, ma ancora ben presenti e vive, fuori e dentro di noi.
Non è necessario andare fino alle riserve indiane, per trovare gli Spiriti.
Se li cercate, se volete entrare in contatto con loro per riceverne i doni, il posto in cui potete trovarli è esattamente qui.
Non hanno piume e non hanno denti, ma albergano ancora nel cornetto rosso e nel ferro di cavallo, esattamente quelli che avete in macchina, dietro la porta di casa o in un cassetto della vostra casa.
E attendono soltanto il momento giusto per tornare.

Sociologa, scrittrice, studiosa di sciamanismo.
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