Sono molti i collegamenti che permettono di stabilire una inferenza tra la tecnica sciamanica dell’ “estrazione delle energie nocive” che danneggiano la persona ai metodi italiani per togliere il malocchio.
In uno dei nostri studi, intitolato “Il fascino lucano dagli occhi dello sciamano: una svolta ontologica” abbiamo approfondito le similitudini tra le pratiche, stabilendo cosa si intenda per “malocchio” e per “intrusione sciamanica”; quali sono le tecniche dell’estasi che permettono allo sciamano di agire in uno stato alterato di coscienza all’interno di una realtà non-ordinaria comparandole allo stato oniroide controllato delle “fattucchiere” lucane; la tecnica sciamanica della “suzione” e lo sbadiglio tipico dei rituali di bassa magia cerimoniale che tolgono il malocchio connessi entrambi all’uso dell’acqua durante il rituale; l‘historiola come richiesta di aiuto (in stato di merging) rivolta a Spiriti Alleati; il ruolo del Sole nelle pratiche sciamaniche.
L’articolo esplora i dati etnografici sulla magia lucana raccolti da De Martino rivisti alla luce degli studi sullo Sciamanismo di Eliade e Harner.
In conclusione possiamo avanzare una ipotesi di derivazione morfologica, contenutistica e temporale dell’una dalle altre, inferendo contestualmente che le analogie tra tali metodi arcaici di guarigione possano rappresentare traccia, ancorché debole e sfumata, di un sistema di credenze afferenti a caratteri sciamanici tipici di antichissime strutture societarie tribali del sud Italia in generale e nella Lucania in particolare.
Tracce che hanno resistito alla prova del tempo, a invasioni secolari continuative di popolazioni con sistemi religiosi e culturali molto diversi tra loro, non ultimo il sistema totalizzante e onnipervadente del cattolicesimo, sopravvivendo in un elegante e interessante movimento sincretistico comune a tutti i sistemi religiosi del mondo

Sociologa, scrittrice, studiosa di sciamanismo.
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